Anra verso una nuova presidenza

Con l’assemblea nazionale dei soci del 15 aprile si conclude il secondo mandato alla guida di Anra per Alessandro De Felice, Chief Risk Officer di Prysmian S.p.A., eletto alla presidenza dell’associazione nel 2015 e riconfermato nel 2018. Il passaggio di consegne, che non sarà un addio definitivo all’associazione, è il momento ideale per fare il punto su come è evoluta l’associazione in questo periodo, caratterizzato da molti stimoli che giungevano da un sistema produttivo via via più sensibile alle tematiche del rischio. L’Anra che oggi De Felice lascia è la quarta associazione nazionale per dimensione all’interno della Federazione europea di FERMA, una crescita che rispecchia il valore e il peso dell’economia italiana in Europa nonché il maggiore interesse del tessuto produttivo italiano vero le tematiche del rischio; un ruolo che è stato riconosciuto anche con l’elezione di Valentina Paduano come rappresentante nel board di FERMA.

Presidente De Felice, quale bilancio può fare della Sua presidenza di Anra?

Sono stati sei anni molto densi di attività, nei quali con il consiglio direttivo ci siamo mossi su linee che in qualche modo erano state disegnate nell’ultimo triennio di presidenza di Paolo Rubini. La caratteristica dei gruppi di lavoro che mi hanno affiancato durante la presidenza è stata la progettualità e l’accelerazione sui programmi, oltre alla determinazione nel raggiungimento degli obiettivi.

Il primo dato che ritengo rilevante è l’esito di una politica di iscrizione all’associazione che è cambiata, seguendo la missione di diffondere la cultura del rischio anche ampliando la platea degli interlocutori. A fine 2014 Anra contava 146 soci, oggi sono 655 a cui si aggiungono 130 associati senza diritto di voto.

La crescita si è appoggiata a progetti nuovi o rafforzati: abbiamo lavorato sulla comunicazione, sulla formazione, sulla collaborazione con gli sponsor. Per poter realizzare tutto questo abbiamo dato un assetto più strutturato all’ufficio, con una nuova sede e la riorganizzazione del personale. L’attività di comunicazione si è strutturata con la registrazione del sito www.anra.it come testata editoriale e con una newsletter bimestrale. I nostri contenuti si sono orientati verso l’interpretazione dell’attualità in rapporto al rischio per le imprese, e sono stati veicolati anche tramite un ufficio stampa, statement, position paper, studi e ricerche, tutti finalizzati alla diffusione della cultura del Risk Management.

Recentemente FERMA ha riconosciuto ad Anra lo European Risk Management Award nella categoria “Risk Training and Education Initiative of the Year” per l’attività di formazione. È anche questa un’area in cui l’associazione è cresciuta?

La formazione è oggi una delle attività più importanti di Anra, ed è fondamentale per la diffusione della cultura del rischio presso le aziende. Il nostro primo passo è stata la scelta di fornire questo servizio direttamente e in modo professionale, dotandoci delle risorse necessarie e del contributo di professionisti esperti e di professori universitari. La nostra attività di formazione si è sviluppata in parallelo al progetto Rimap di FERMA, tanto che oggi il nostro percorso ALP – Anra Learning Path ha ottenuto l’equipollenza Rimap, oltre a essere certificato ISO 9001. È un’offerta a più livelli, strutturata per fornire le competenze tecniche e le “soft skills” necessarie alla professione.

A questa attività istituzionale si è poi affiancata la formazione continua, un programma di workshop e webinar che realizziamo in collaborazione con i nostri partner e nel corso dei quali vengono approfondite tematiche specifiche. La partecipazione è sempre molto alta, e devo dire che da quando la pandemia non permette più gli incontri di persona questi eventi sono diventati una nuova forma di vita associativa.

In che modo è cambiato in Italia l’approccio verso il Risk Management?

L’Italia ha un tessuto produttivo caratterizzato per il 96% da piccole e medie aziende che hanno difficoltà ad adottare sistemi di gestione del rischio in autonomia. Nelle aziende più strutturate si è assistito prima ad un progressivo passaggio dall’Insurance Management al Risk Management, e negli ultimi anni ad una forte accelerazione verso i sistemi di ERM. Anra ha lavorato per dare risposta a queste esigenze: abbiamo seguito lo sviluppo del RM in tema di governance a supporto dell’evoluzione degli associati, negli ultimi anni abbiamo lavorato molto sui temi della sostenibilità in relazione alla gestione dei rischi derivanti da questo cambio di paradigma. Questi sono temi su cui l’associazione lavorerà anche in futuro.

Grazie a questa nostra attività, Anra è oggi uno stakeholder importante e riconosciuto, che viene interpellato quando si parla di Risk Management e a cui è riconosciuta l’autorevolezza di fonte. L’aumento del numero dei soci ha portato nuove risorse e maggiore qualità nel confronto interno sulle esperienze.

Cosa è cambiato in questi anni nel Risk Management e nel rapporto con le compagnie assicurative?

La figura del Risk Manager ha accresciuto il proprio ruolo strategico nelle aziende in cui opera, questo anche per l’evoluzione della governance aziendale. Oggi i board richiedono sempre di più una reportistica dei rischi allineata in chiave strategica alla sostenibilità dell’impresa e adeguata al modello di business; in questo contesto il Risk Manager oggi fa parte del decision making delle grandi aziende.

Abbiamo assistito anche all’evoluzione della figura del consulente in Risk Management, un professionista che si rivolge in particolare a quelle aziende che per la propria dimensione non si possono permettere una figura dedicata alla gestione dei rischi e si affidano a consulenti esterni; segno di una crescente sensibilità delle aziende medie e piccole verso nella gestione del rischio. Negli ultimi anni si sono affacciati al tema del rischio figure aziendali diverse dalle consuete, come i responsabili finanziari, i responsabili amministrativi, i Ceo: queste e altre figure hanno reso il mondo di Anra più variegato ed eterogeneo, portando un contributo costruttivo al confronto.

Tutto questo ha portato a una evoluzione del rapporto con il settore assicurativo. La gestione del rischio è diventata un terreno di confronto comune tra aziende e sottoscrittori basato su analisi quantitative. L’esito è stato il miglioramento della qualità della sottoscrizione assicurativa e del rapporto con gli assicuratori: laddove le compagnie si relazionano con un Risk Manager si instaura un rapporto di partenariato costruttivo, che raramente finisce in litigiosità o vertenza. Questo effetto si è amplificato nell’attuale fase di inasprimento del mercato assicurativo, in cui hanno maggiore controllo sui costi le imprese che riescono a mitigare i propri rischi.

Su quali progetti si appoggerà il passaggio del testimone al nuovo presidente?

Se prima la scommessa era di passare dall’Insurance Management all’Enterprise Risk Management, oggi la sfida è quella di adattare l’Erm alla sostenibilità: a questo tema dedicheremo il convegno annuale di Anra.

Abbiamo quest’anno iniziato un nuovo percorso per la newsletter di Anra, che amplierà i contenuti dedicati ai temi tecnico-scientifici. È in valutazione la modifica del modello di formazione, che dopo l’esperienza del Covid potrà basarsi su un bilanciamento tra formazione da remoto e in presenza: a questo fine abbiamo già fatto l’investimento per una piattaforma di e-learning.

Un’ulteriore linea di sviluppo per Anra sarà quella di stringere collaborazioni con altre associazioni professionali con cui arricchire il confronto reciproco sui temi del rischio. È importante parlare con i direttori finanziari, i credit manager, i responsabili di IT, Security e di Investor relation, l’internal audit e in genere tutte le professioni che si relazionano abitualmente con i risk manager. Pensiamo che Anra possa dare un importante contributo anche a settori più specifici come quello sanitario e della pubblica amministrazione, e avvicinarsi al mondo dei financial risk manager.

Oltre alla collaborazione con le associazioni, su quali temi Anra può relazionarsi con le istituzioni politiche?

Mentre a livello europea FERMA ha attivato azioni di lobbying, in Italia al momento questo aspetto ancora manca. Anra ha mosso i primi passi prendendo posizione su temi molto sentiti come l’impatto delle catastrofi naturali. Altri ambiti su cui i Risk Manager possono offrire il proprio contributo di esperienza alle istituzioni sono la gestione del rischio sanitario e il piano di cyber security a livello nazionale. Infine, questioni aperte come il tema delle imposte sulle coperture assicurative, il cui importo vanifica il vantaggio di avere uno strumento di protezione, e in generale il tema della responsabilità degli amministratori.

I progetti sono tanti e alcuni molto complessi, per questo è mia intenzione mettere la mia esperienza a disposizione del nuovo consiglio direttivo e del prossimo presidente, se intenderanno avvalersene.

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