Cat bond: perché non prendono piede in Italia?

Eventi catastrofici derivanti da fenomeni geologici o climatici sono sempre più frequenti in tutto il mondo e l’Italia, già di per sé un Paese caratterizzato da un forte dissesto idrogeologico, ne è particolarmente colpita. Esistono da anni soluzioni assicurative che offrono coperture tramite specifici strumenti assicurativi e / o finanziari e che tengono conto delle specificità delle imprese, ma non sono ancora abbastanza diffuse: perché? I CAT bond rappresentano una soluzione davvero efficace? E se è così, quali sono i motivi della loro scarsa diffusione nel Paese? Anra ha svolto una ricerca con l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Parma e l’Università degli Studi di Firenze, per spiegare questo fenomeno partendo da un’indagine condotta su 647 aziende italiane e fornendo un’analisi sia dal punto di vista giuridico che economico. Spoiler: la tesi principale è che i CAT bond possono svolgere un ruolo significativo nel rispondere alla necessità di coperture contro i rischi catastrofali, ma non in modo così automatico, e soprattutto non senza una maggiore e più diffusa conoscenza di questo strumento.

Il progetto ha preso avvio da un’indagine tra le aziende italiane, per capire il loro sentiment su questo tema e le scelte compiute finora. La maggioranza (61,38%) si dichiara esposta a possibili rischi catastrofali, e quattro su dieci si ritengono vulnerabili su più fronti, in particolare quelli tipici di un’area idrogeologicamente complessa, come terremoti e alluvioni. Un 15,6% non è stato in grado di individuare una specifica vulnerabilità, ma ha comunque espresso preoccupazione per le conseguenze che eventi catastrofici possono avere in termini di interruzione dell’attività, come possibili danni alle infrastrutture o ai trasporti. Anche se il 78% delle aziende italiane dichiara di non aver mai subito danni in seguito a episodi catastrofici, quelle che ne sono state vittime hanno avuto conseguenze gravissime: un terzo ha registrato perdite comprese tra 1 e 2 milioni di euro, una su cinque ha tra 5 e 10 milioni di euro, mentre per il 10,4% il danno economico diretto è stato superiore a 50 milioni di euro. La percentuale di imprese che ha acquistato strumenti per la copertura dei rischi catnat raggiunge il 60%: la maggioranza (96%) fa affidamento su una polizza assicurativa (all’interno di una polizza all-risk o multirischio nella maggior parte dei casi, secondariamente con una copertura specifica) , Il 13,27% ricorre a uno strumento finanziario (principalmente derivati ​​o BTP), mentre il 17,35% ha implementato altre tipologie di misure, quali analisi dei rischi e azioni di prevenzione delle perdite con ritenzione del rischio residuo, oppure si è dotato di siti di disaster recovery e / o piani di continuità aziendale. I rischi coperti sono principalmente quelli dell’area property (78,57%), seguiti da quelli per interruzione dell’attività (51,79%), infortunio (33,93%), mentre il 13% indica anche rischi cyber-correlati, inquinamento e responsabilità professionale.

Per quelle aziende italiane che non hanno mai acquistato coperture per rischi catastrofali, il motivo principale è che le conseguenze e gli eventuali danni sono percepiti come non rilevanti, secondariamente si tratta di un problema di costi eccessivi. Seguono altri motivi, come la mancanza di esposizione o la scarsa conoscenza degli strumenti di copertura.

Alla domanda su quali ragioni possano incoraggiare o spingere l’utilizzo di prodotti assicurativi per CatNats, le principali risposte sono state un aumento delle catastrofi naturali dovute ai cambiamenti climatici, la possibilità di garantire la continuità aziendale, l’assegnazione di incentivi e / o contributi governativi o l’introduzione di nuovi obblighi normativi.

Ma cosa offre effettivamente il mercato assicurativo? Il 90% degli operatori propone soluzioni per i rischi catnat, principalmente (34%) all’interno di polizze All Risk o Multi-rischio, come copertura a sé stante nel 31% dei casi, come estensione di un’altra polizza (principalmente Property) nel 27%. La maggior parte delle soluzioni (77%) copre tutti i rischi catastrofali, ma solo il 10% include danni indiretti da interruzione dell’attività. L’indagine ha quindi chiesto se la compagnia propone o ha mai emesso CAT bond o prodotti similari, richiedendo di specificarne le caratteristiche (se sì) o le motivazioni ritenute di ostacolo. La stragrande maggioranza (82%) degli assicuratori non è a conoscenza delle caratteristiche dei CAT bond emessi o dichiara di non poterle divulgare. Il restante 18% ha citato diverse tipologie, tra cui prodotti triennali per coprire terremoti, inondazioni e tempeste, prodotti di investimento ibridi, contratti di primo rischio o di valore assoluto, obbligazioni per coprire il rischio accumulato. Il dato preoccupante è che quasi la metà degli assicuratori non ha familiarità con lo strumento dei CAT bond o lo considera troppo complicato da comprendere e quindi da offrire ai clienti. Il 13% ha risposto che i CAT bond sono stati esclusi a causa di scelte strategiche di business, mentre il 10% ha affermato che, avendo una base clienti di piccole / medie dimensioni, le loro esigenze sono sufficientemente coperte con le tipologie dei prodotti assicurativi tradizionali.

Concludendo:

  • Dal punto di vista finanziario i CAT bond garantiscono rispetto alle coperture assicurative importanti vantaggi economici, ma c’è da lavorare sul metodo di determinazione del pricing e sulla sua trasparenza nei confronti delle aziende clienti
  • La loro scarsa diffusione, come evidenziato dall’indagine, è sicuramente legata anche alla scarsa conoscenza e diffusa confusione (tra le aziende, ma soprattutto tra gli operatori del settore assicurativo) di questi strumenti e delle differenze rispetto alle coperture assicurative
  • Esistono in Italia dei vincoli giuridici che possono giustificare il limite sia alla domanda che all’offerta di obbligazioni CAT come possibile alternativa alle coperture assicurative, in particolare mancano forme contrattuali standard e linee guida che potrebbero facilitarne la diffusione
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