Cresce il rischio default per le imprese italiane

A partire dallo scorso anno, l’intervento finanziario dei governi statali ha aiutato le imprese di tutto il mondo a sostenere le difficoltà economiche indotte dalla crisi pandemica. Il periodo degli incentivi all’economia sta ora volgendo al termine e si sta assistendo a una ripresa delle insolvenze da parte delle aziende. Si tratta di una situazione comune a tutti i paesi, ma che si sta manifestando con tempistiche e valori differenti, influenzata dalle politiche di sostegno specifiche adottate dagli stati e dalle diverse caratteristiche economiche.

Secondo uno studio di Euler Hermes, l’effetto degli interventi statali ha evitato nel 2020 la metà delle possibili insolvenze in Europa occidentale e un terzo negli Stati Uniti, determinando un miglioramento complessivo del trend rispetto al 2019.

In generale, i settori economici non sono però ancora usciti completamente dalla crisi e le misure di sostegno stanno tuttora limitandone gli effetti. Uno dei fattori che influenzerà l’andamento reale delle insolvenze a partire dal prossimo anno è l’ampiezza delle nuove possibili politiche di intervento economico che saranno programmate nei prossimi mesi.

Nell’opinione degli economisti di Euler Hermes, lo scorso anno le insolvenze a livello globale sono diminuite del 12% rispetto al 2019 e segneranno nel 2021 ancora un calo del 6%. Per il 2022 si prevede una graduale riduzione delle politiche di sostegno che porterà nel tempo a normalizzare il dato delle insolvenze.

Già per il 2022 si attende un effetto di rimbalzo, con un aumento del 15%. Molto dipenderà dalla gradualità con cui verrà realizzato il ritiro delle varie misure di supporto economico: supponendo un’uscita calibrata, nel 2022 le insolvenze globali saranno ancora inferiori del -4% rispetto ai livelli del 2019.

L’aumento delle crisi di liquidità aziendale avrà un andamento differente nei vari paesi, influenzato certamente dalle politiche di disimpegno adottate ma anche dalle caratteristiche dei sistemi economici.

Nell’Europa occidentale, Spagna e Italia registreranno probabilmente una rapida ripresa delle insolvenze entro il 2022, influenzata dal maggiore peso dei settori produttivi sensibili alle restrizioni dovute alla pandemia. Sono stimati circa 5mila casi in Spagna e circa 10mila in Italia, al contrario, Germania (16mila), Francia (37mila), Belgio (8mila) e Paesi Bassi (2,4mila) impiegheranno più tempo per tornare alle quote di insolvenze del 2019, forti di economie meno impattate dalla pandemia e della più ampia adozione di misure protettive.

In Italia la crescita delle insolvenze sarà molto rapida quest’anno e il prossimo, ma Euler Hermes stima che non raggiungerà ancora in termini assoluti i dati del 2019.

A pagare maggiormente saranno le imprese del commercio, del manifatturiero, dell’edilizia e del turismo e ristorazione, cioè i settori che più hanno risentito del fermo attività dovuto alla pandemia. Ma la crescita delle insolvenze riguarderà in maniera trasversale tutto il sistema economico italiano, ad eccezione dell’industria estrattiva.

Si tratta di un effetto di rimbalzo, dopo il biennio caratterizzato dalle iniziative di sostegno statale che avevano fatto scendere il numero complessivo delle crisi di liquidità aziendale: nel 2020 le insolvenze sono scese del 32%, per un totale di 7.160 casi che rappresenta il dato più basso dal 2008. Attualmente si stima un aumento del 50,2% nei primi 8 mesi del 2021. A fine 2021 si dovrebbero raggiungere i 10,5mila casi (+47%), che diventeranno 12mila (+14%) nel 2022, in un processo di normalizzazione che dovrebbe però mantenersi sotto i livelli degli anni immediatamente precedenti alla pandemia.

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