Formazione per i Risk Manager, un percorso trasversale

Il risk management è una disciplina per propria natura trasversale ai settori dell’impresa, perché il rischio non assume quasi mai un unico aspetto e rischi simili possono impattare in modo differente. Un ulteriore aspetto è la caratteristica dei rischi di essere eterogenei e di evolvere di pari passo ai settori economici e alla società. Con simili qualità, si potrebbe concludere che la gestione del rischio ha tutte le caratteristiche di una disciplina moderna, in cui la solidità delle competenze tecniche deve essere adeguatamente affiancata all’agilità delle cosiddette soft skill e alla capacità di visione. È questa la ragione per cui tra le prime competenze del risk manager, oltre a quelle tecniche, devono esserci l’approccio metodologico e la capacità di comunicare e dialogare con tutte le figure di rifermento dell’impresa.

Sta forse in questa dinamicità e trasversalità la ragione per cui in Italia, nel passato anche recente, si faticano a trovare percorsi formativi per la professione nell’offerta universitaria classica. La formazione di chi lavora da anni nella gestione del rischio in Italia è eterogenea e mostra un’omogeneità non nella cultura di base ma nell’approccio a una professione in via di evoluzione.

I risk manager che oggi coprono ruoli di responsabilità nelle imprese hanno molto appreso sul campo e in moltissimi casi hanno seguito percorsi formativi extra universitari e master dopo una laurea in economia, in giurisprudenza o in ingegneria. Marco Terzago, oggi Head of Group Risk Control e Area Risk Managers Global Coordinator in SKF, ha conseguito una laurea in ingegneria gestionale, lavorando in una società di certificazione sistemi qualità, poi come risk engineer, prima in una compagnia assicurativa e poi nel Gruppo Pirelli, un percorso che gli ha dato modo di associare competenze ingegneristiche ed assicurative. Consigliere di ANRA, oggi è uno dei tre componenti del Comitato Formazione dell’associazione con Valentina Paduano (CRO di SOGEFI) e Gianluigi Lucietto (Risk Consulting Network).

“Le competenze di base utili per un risk manager afferiscono agli ambiti economico-finanziario, giuridico e ingegneristico. Oggi non ci sono corsi di laurea specifici per il risk management, ma esistono una quantità di moduli formativi che potrebbero fare da spina dorsale alla realizzazione di una laurea specialistica. Per la professione sono fondamentali le nozioni di economia e finanza aziendale, analisi di bilancio, statistica e diritto. Per chi opera nel settore manifatturiero queste competenze possono essere associate a un background tecnico, costruito attraverso corsi quali Tecnica della sicurezza ambientale, Impianti industriali, Project Management, Statistica e probabilità, ecc. Sono tutti ambiti di formazione che permettono di avere un inquadramento di massima su alcune tematiche portanti della gestione del rischio”.

Alle nozioni di base vanno poi aggiunte competenze trasversali “soft”, che sono fondamentali per dialogare con tutti i settori dell’impresa e per creare quella cultura del rischio che sottende a una vera crescita dell’azienda. Come terzo elemento, va considerata la necessità di un continuo aggiornamento per chi opera in questo ambito e il valore concreto del confronto con l’esperienza di altri professionisti.

Negli anni sono nati molti master e corsi di specializzazione, alcuni più tecnici o settoriali altri più orientati alla governance del rischio, in risposa alla crescente richiesta da parte delle aziende di profili con un approccio trasversale piuttosto che di figure specializzate in rami specifici di risk management. “Un ruolo importante e storico nella formazione per la gestione del rischio in Italia lo hanno dato il Corso di Perfezionamento in Risk Management (26^ edizione quest’anno) dell’Università di Verona e il Master di Risk Engineering & Management (23^ edizione appena conclusa) del Cineas, Consorzio fondato dal Politecnico di Milano, che oggi coprono molti dei principali ambiti della gestione del rischio e delle assicurazioni aziendali. Nel tempo sono comunque nati percorsi interessanti e diversificati in molte università (LUISS, Parma, Napoli), sulla scia di una professione che è sempre più attuale e riconosciuta”, spiega Terzago.

In questo panorama di formazione di qualità si è inserito anche il percorso formativo sviluppato da ANRA, l’associazione nazionale italiana dei risk e insurance manager. L’iniziativa è partita in risposta all’istituzione da parte di FERMA, la federazione delle associazioni nazionali dei risk manager, della certificazione professionale europea RIMAP, finalizzata a strutturare un profilo professionale per i risk manager che avesse basi simili in tutti i paesi europei: “Nel 2015 FERMA ha lanciato RIMAP® in risposta al pensiero condiviso della necessità di una certificazione della figura professionale del risk manager, e ha creato a questo scopo un “Body of knowledge” specifico che include le informazioni fondamentali per la formazione del risk manager. Si tratta di un’opportunità a supporto della quale le associazioni nazionali sono libere di scegliere se istituire o meno un percorso di formazione finalizzato. ANRA ha deciso nel 2016 di creare i propri percorsi ALP (ANRA Learning Path) e RIFT (RIMAP Fast Track), gli unici in Italia utili all’ottenimento della certificazione europea RIMAP: un passo che abbiamo ritenuto utile per dare un inquadramento e una migliore visibilità a una professione che era ancora poco conosciuta”. La scelta ha riscosso un notevole interesse, tanto che oggi i risk manager italiani certificati RIMAP sono il 47% del totale europeo: un dato che ha portato FERMA a riflettere sull’opportunità di lanciare un percorso formativo europeo ispirato al RIFT italiano sfruttando ove possibile l’esperienza maturata sul campo da ANRA.

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