Il danno da inquinamento richiede un intervento tempestivo

Quando un evento inquinante si verifica all’interno di uno stabilimento industriale, il primo pensiero riguarda il potenziale pericolo per le persone e l’ambiente, vanno però considerati anche i potenziali e gravi impatti in termini di rischio finanziario. Oltre ai possibili danni diretti vanno considerati infatti i costi legati alla bonifica del luogo inquinato, che può richiedere interventi molto lunghi (anche alcuni anni) e spese molto ingenti.

Un recente webinar organizzato dall’associazione nazionale dei risk manager italiani (Anra), ha evidenziato come un servizio professionale di pronto intervento possa agire tempestivamente per arginare la contaminazione e mettere in sicurezza il sito.

Al webinar hanno partecipato Marco Terzago, head of group risk control / area risk managers global coordinator della società svedese SKF Group e Consigliere Anra, Stefano Fasone, environmental risk manager Italy per l’assicuratore Chubb e Matteo Bistoletti, amministratore delegato di Edam, società italiana che si occupa di gestione delle emergenze ambientali.

La normativa italiana prevede che nel caso si verifichi un evento a rischio di contaminazione o di inquinamento ambientale l’impresa che risiede nel sito interessato debba autodenunciarsi alle autorità competenti.

A questo punto inizia un iter normato che si concretizza a seconda della gravità dell’evento.

Se ad esempio si verifica che il danno ha portato solo a una contaminazione e non a un inquinamento dell’area, il caso viene risolto in pochi giorni e con una spesa relativamente contenuta. Se, al contrario, si accerta la presenza di un diffuso inquinamento è necessario avviare le attività di bonifica, che possono essere molto lunghe (fino ad alcuni anni): è quindi immaginabile quanto può essere gravoso il peso economico delle spese che in questo caso l’azienda dovrà sostenere.

La normativa richiede 24ore di tempo per la denuncia e la messa in sicurezza: la denuncia deve essere fatta sempre in caso di potenziale inquinamento – non dopo che il danno sia stato accertato – e ogni giorno di ritardo comporta un aumento della sanzione.

Va ricordato che si tratta di reati penali, ma secondo la legge italiana se il responsabile del danno dimostra di sapersi occupare in maniera autonoma e competente della messa in sicurezza d’emergenza e della conduzione delle attività che dovranno portare alla bonifica del sito, si configura il cosiddetto “ravvedimento operoso”, dal quale deriva una riduzione della pena e il dissequestro del sito stesso.

In questo contesto è evidente il ruolo positivo che possono avere una copertura assicurativa per danni ambientali e l’accordo con una società di pronto intervento: due strumenti che diventano fondamentali per gestire situazioni critiche.

La polizza garantisce la copertura finanziaria dei costi ma può includere anche la convenzione con un servizio di pronto intervento: questo supporto è fondamentale per intervenire prontamente in caso di sinistro così da limitare al massimo la propagazione del materiale inquinante e ridurre l’area interessata (e di conseguenza anche le spese da sostenere). Gli esperti nel pronto intervento possono inoltre fornire un supporto consulenziale per la gestione di tutti i passaggi burocratici, che sono particolarmente complessi.

Alcune aziende, per la propria attività specifica, possono essere esposte più di altre al rischio di danno ambientale, ma nessuna può definirsi completamente esente dal rischio: basti pensare al caso di incendio, o all’eventualità che un camion che trasporta i suoi prodotti si ribalti disperdendo il carburante del serbatoio nel terreno o in un corso d’acqua.

I dati presentati da Edam e riguardanti la regione Lombardia confermano quanto il rischio di inquinamento ambientale sia diffuso. Nel territorio lombardo ci sono quasi 1000 siti contaminati in gestione e 900 potenzialmente contaminati che sono in fase di valutazione. Vanno inoltre considerate le particolari caratteristiche di vulnerabilità di un territorio: la presenza di aree protette, di corsi d’acqua, di una falda molto vicina al piano campagna aumentano i rischi.

L’origine di una contaminazione può essere individuata in due macro-cause: la cattiva gestione dei cicli produttivi o il sinistro. Nel primo caso la contaminazione non è immediatamente evidente e si diffonde con una crescita graduale che si manifesta a distanza di tempo, determinando spesso un impatto molto vasto.

In questi casi non si manifesta un’emergenza ma sussiste la necessità di individuare subito le modalità per porre rimedio alla causa e alle conseguenze dell’inquinamento. Nel secondo caso, la contaminazione è provocata da un sinistro e avviene in maniera improvvisa e con una crescita esponenziale nel tempo: è quindi necessario intervenire in emergenza, mettendo rapidamente in sicurezza il sito e procedendo alla bonifica.

Le principali cause di contaminazione da sinistro possono derivare da eventi diretti, incendi o alluvioni. Tra i sinistri diretti si annoverano gli sversamenti accidentali, gli incidenti stradali e l’errata gestione dei cicli produttivi. L’incendio può provocare la rottura di serbatoi e condotte, l’esalazione di fumi tossici, la produzione di sostanze nocive, la diffusione delle acque di spegnimento che portano con sé elementi inquinanti. In caso di alluvione invece si può verificare la tracimazione dei serbatoi, la rottura delle condutture o degli impianti e il trascinamento da parte delle acque di fanghi e sostanze nocive.

Un passo essenziale che le imprese sono invitate a compiere riguarda l’addestramento del personale e la costituzione di una squadra interna capace di intervenire nell’immediatezza del sinistro e in attesa dei soccorsi: personale preparato e una catena di comando chiaramente definita possono contribuire a limitare i danni e a ridurre i tempi di intervento.

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