Il Dive In Festival promuove la diversità e l’inclusione come motore del benessere delle aziende

Si è svolta dal 21 al 23 settembre la settima edizione del Dive In Festival, evento nato per iniziativa dei Lloyd’s di Londra che dal 2015 ha assunto una rilevanza internazionale, coinvolgendo decine di paesi a livello mondiale. Il Dive In Festival nasce come un momento di confronto sui temi della diversità e dell’inclusione nel mondo del lavoro, per sensibilizzare in particolare le imprese del settore assicurativo e contribuire ad abbattere le barriere di genere.

L’edizione italiana 2021 si è svolta in forma ibrida, con 12 eventi in presenza che sono stati trasmessi anche online per allargare la partecipazione di pubblico. Alla sua realizzazione hanno collaborato in partnership AGCS, ANRA, Aon, ASSITECA, AXA XL, Chubb, Generali Italia, Groupama Assicurazioni, Lloyd’s, Marsh, PCA, WTW e Zurich, che hanno coinvolto sui differenti temi associazioni, esperti di diversity & inclusion e della gestione delle risorse umane, consulenti e imprese. È un percorso che questi partner condividono già da anni e che rappresenta un continuo stimolo per rafforzare le politiche di inclusione e di riduzione della diversità al proprio interno.

Quest’anno per la prima volta in Italia, la discussione sulle politiche di inclusione è andata oltre le tematiche di genere per aprirsi anche ad altri aspetti quali la disabilità fisica e la salute mentale. L’obiettivo degli organizzatori è stato di condividere testimonianze e approfondimenti per dimostrare la positività di un mondo aziendale più aperto, dove la diversità arricchisce il confronto e la crescita comune.

Nel suo intervento in apertura dei lavori, Carlo Cosimi, presidente di ANRA ha detto: “Ogni edizione del Dive In Festival è di fondamentale utilità perché mette di fronte a tutti noi l’obiettivo ambizioso di una maggiore consapevolezza e impegno rispetto a forme di discriminazione o problematiche individuali. I problemi dell’individuo possono essere poco evidenti, ma rischiano di influire sul benessere delle persone e dunque penalizzare la loro piena realizzazione professionale. Sono situazioni lesive in primo luogo della persona, ma che non fanno bene neppure ai risultati delle aziende e che richiedono pertanto una soluzione. Abbiamo visto, ad esempio, come nella pandemia a pagare il prezzo maggiore in ambito lavorativo sono state proprio quelle categorie – come donne e giovani – di cui ormai da anni si discute parlando di diversity & inclusion. Allo stesso tempo, la condizione prolungata di home working ha portato alla luce altre tematiche che necessitano di essere approfondite, come la salvaguardia della salute mentale delle risorse umane in azienda”.

Nel corso dei lavori, i temi della cultura inclusiva e della diversità degli individui sono stati approfonditi non solo come fattori chiave per il benessere dei lavoratori in azienda, ma anche in quanto parametri di sostenibilità che influiscono sulla capacità dell’impresa di attrarre nuovi investitori e nuovi talenti, sulla compliance e sull’immagine aziendale.

Claudio Dozio, EMEA people office director di Aon ha detto: “Diversità e inclusione sono degli asset strategici, sia per migliorare il clima interno e l’engagement, sia per creare valore aggiunto per l’impresa. Crediamo che le aziende abbiano la responsabilità e l’opportunità di dare il loro contributo nell’innovare la cultura della società”.

L’importanza di questi temi per lo sviluppo della società e del sistema produttivo è testimoniata anche dall’impegno del Governo italiano, che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha previsto lo stanziamento di 7 miliardi di euro per affrontare le disuguaglianze di genere, puntando a un aumento della partecipazione delle donne al mondo del lavoro che potrà portare a una crescita del 7% del PIL italiano.

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