Il post-pandemia può accrescere il ruolo del Mediterraneo nei trasporti
Una ricerca suggerisce che il settore marittimo italiano potrebbe beneficiare dei cambiamenti post-pandemia nel trasporto marittimo globale. Tuttavia, questi benefici dipenderanno da maggiori investimenti nei porti e nelle strutture logistiche della regione.
Il 2020 ha rappresentato un anno critico per il trasporto marittimo, che a causa della pandemia ha vissuto difficoltà proprie e ha subìto le perturbazioni del commercio globale. La ripartenza rappresenta però un’opportunità di rafforzamento complessivo del settore, in accordo con la crescita attesa del commercio mondiale. Nel quadro complessivo, gli osservatori prevedono un ruolo più centrale per il Mediterraneo, con ricadute positive per il sistema portuale italiano.
Una prospettiva sul commercio marittimo globale e sul ruolo dell’Italia in questo contesto è contenuta nell’ottava edizione del Rapporto Annuale Italian Maritime Economy, realizzato da Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo (SRM) con i contributi internazionali delle Università di Amburgo, Anversa e dello Shanghai International Shipping Institute.
Da subito, la pandemia ha portato difficoltà ai traffici marittimi, a causa dei contagi o per le conseguenze delle misure restrittive, che hanno reso difficile il reperimento del personale marittimo e portuale. Questo ha determinato la congestione dei porti, per l’elevato numero di navi ferme, e forti ritardi nelle consegne. Lo scorso anno si sono registrate una notevole crescita del costo dei noli, carenza di container vuoti e la cancellazione di alcune rotte. Questi disagi si sono manifestati in particolare sulle rotte Far East-Mediterraneo e Far East – USA.
Il 2021 ha visto invece una forte ripresa dei traffici commerciali, ma anche il perdurare di alcuni problemi e il sorgere di nuove minacce.
Riguardo ai noleggi, si stima per il 2021 una crescita del 22,6% sulle rotte principali e un riassestamento nel 2022 con un calo del 9,4%. Negli ultimi anni, la forte spinta alla crescita del commercio globale aveva avviato una tendenza alla costruzione di navi sempre più grandi: tale trend sarà confermato, con gli ordini di navi oltre i 15.000 teus previsti in crescita del 17% al 2023.
In parallelo si sta sviluppando però anche un forte aumento del trasporto ferroviario merci sulla direttrice tra Cina e Europa (e viceversa), con oltre 3300 convogli transitati nel primo trimestre del 2021 (+79% sullo stesso periodo del 2020). Si tratta di una risposta alle difficoltà riscontrate con il trasporto marittimo, ma la nuova via può rappresentare un’alternativa duratura.
In ogni caso, secondo il Rapporto, il trasporto marittimo mantiene di gran lunga il ruolo di principale catena di trasmissione del commercio internazionale, con il 90% delle merci che viaggia via mare e una quota di trasporti marittimi e logistica che vale il 12% circa del PIL globale: per il 2021 si prevede un aumento del 4,2% dei volumi di traffico marittimo, che raggiungeranno i 12 miliardi di tonnellate, mentre per il 2022 si attende un’ulteriore crescita del 3,1%.
La pandemia ha però messo in evidenza anche l’avvio di un processo di regionalizzazione del commercio mondiale come risposta alle difficoltà delle catene di approvvigionamento.
Con lo spostamento in Europa di alcune filiere sarà favorita la crescita del trasporto marittimo a corto raggio che già oggi vede il ruolo centrale del Mar Mediterraneo, punto d’incontro comune tra le quattro grandi aree economiche di Asia, Africa, Europa e Nafta. Grazie alla sua posizione geografica, l’Italia può trarre da questa condizione l’opportunità di aumentare il proprio ruolo nel commercio marittimo globale; inoltre potrebbe godere di nuovi sbocchi per le esportazioni del sistema manifatturiero nazionale.
L’anno scorso, la pandemia ha causato un calo del 17% del valore del commercio marittimo per l’Italia, mentre nel primo trimestre del 2021 i livelli di import-export via mare sono aumentati del 3%. I porti del sud Italia giocheranno un ruolo chiave in questa ripresa, a patto che vengano fatti gli investimenti necessari, secondo Massimo Deandreis, direttore generale di SRM: “Se si investe in porti e logistica, può essere una straordinaria opportunità di crescita per l’Italia e per il Mezzogiorno. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si trova questa visione e ci sono le risorse. La vera sfida è implementarla rapidamente e bene”.
Nel complesso dai porti del Sud Italia transita il 47% del totale del traffico marittimo italiano, questi nell’anno della pandemia hanno registrato una riduzione del traffico del 3,4% contro il -10% circa della media italiana. La vocazione portuale del meridione d’Italia è confermata dalla quota del 57% dell’interscambio commerciale che avviene via mare (un dato molto più alto del 33% complessivo italiano), un aspetto che rafforza le potenzialità dei porti del Sud come hub per le rotte nel Mediterraneo.