Mercato assicurativo difficile per le aziende italiane

Anra, l’Associazione dei risk e insurance manager italiani, ha recentemente presentato i risultati di un’indagine sulla percezione del settore riguardo all’esito dei programmi assicurativi Corporate di fine 2020.

Si tratta della seconda edizione della survey, dopo che lo scorso anno l’associazione ha sentito l’esigenza di interrogare per la prima volta i risk manager, gli insurance manager, gli intermediari e gli assicuratori su una situazione di hard market che si stava manifestando.

Già il rinnovo assicurativo corporate di fine 2019 aveva infatti evidenziato condizioni di polizza più stringenti rispetto agli anni precedenti, con un inasprimento repentino, soprattutto perché manifestato alla fine di un ciclo di mercato “soft” che aveva avuto inizio dal 2003 ed era continuato con un orientamento marcato alla logica del prezzo.

In realtà, il cambiamento percepito con i rinnovi assicurativi di fine 2019 è stato l’esito finale di una situazione di mercato cumulata a livello globale, che ha iniziato a manifestare le difficoltà tra il 2017 e il 2018.

Le compagnie hanno messo in atto azioni di recupero, ma il cambiamento ha sorpreso le imprese clienti, che hanno dovuto individuare soluzioni che permettessero di gestire il rischio al fine di contenere i costi.

Compagnie e clienti si sono quindi orientati verso l’uso della componente di retention, alla quale sono state avviate anche le imprese non dotate di una struttura di risk management attiva. In questo contesto, le soluzioni di retention possono rivelarsi uno strumento per accrescere la consapevolezza del cliente verso il proprio rischio e un terreno di collaborazione con la compagnia.

La rilevazione condotta da Anra sulla chiusura dei programmi assicurativi al 31 dicembre 2020 ha confermato il trend di appesantimento delle condizioni assicurative per le aziende italiane. Secondo i risultati della survey sono di questa opinione l’81% dei risk manager, il 75,9 degli assicuratori e l’80,2 degli intermediari, contro una media del 65% registrata dall’indagine dello scorso anno.

“Emerge un preoccupante inasprimento: sono peggiorate, in particolare sulle linee Danni ai Beni, Responsabilità Amministratori e Rischio Credito. Un dato che vede concordi anche gli intermediari, ma risulta meno percepito dagli assicuratori, che sembrano essere più ottimisti.”, commenta Alessandro De Felice, ex Presidente di Anra.

In particolare, l’84% del campione ha rilevato un aumento delle polizze di Responsabilità degli Amministratori (D&O), il 62% delle coperture per Danni ai beni e Business Interruption e il 55% delle polizze sul rischio credito.

La maggioranza degli intervistati ha invece giudicato invariate le condizioni per quanto riguarda le coperture Liability / Casualty (il 53% ritiene il premio invariato, ma per il 44% è aumentato), le polizze sui trasporti (55% invariato, 27% aumentato), i rimborsi per le spese di cura (invariato per il 70%) e le coperture per gli infortuni (66%).

L’ambito più critico è quello delle coperture D&O, settore dominato dalle grandi compagnie assicurative internazionali. Il 90% dei risk manager segnala una netta riduzione della capacità di sottoscrizione disponibile, rigidità delle condizioni offerte e costi di assicurazione decisamente in rialzo che in molti casi superano il raddoppio. Circa il 30% dei risk manager intervistati afferma di aver dovuto accettare condizioni di assicurazione meno ampie, con limiti di polizza inferiori e un aumento del livello di ritenzione con franchigie e scoperti.

La linea Property Damage & Business Interruption ha registrato soprattutto un aumento dei premi, mentre rimangono sostanzialmente stabili le condizioni di assicurazione e la capacità di sottoscrizione offerta, ad eccezione dei limiti da catastrofi naturali. Su questi rischi, le aziende più virtuose in termini di loss prevention e risk management hanno potuto però compensare l’aumento dei costi assicurativi attraverso una maggiore ritenzione.

Per quanto riguarda la linea Crediti, in conseguenza della polarizzazione del mercato fra i tre grandi assicuratori internazionali (Atradius, Coface, Euler Hermes), i risk manager italiani evidenziano un aumento generalizzato dei costi di trasferimento del rischio e una diffusa diminuzione dei fidi assicurati.

Una domanda riguarda la presenza di specifiche estensioni al rischio cyber, che si conferma ancora molto bassa nelle polizze dei rami Property (26%), Liability (18%), D&O (14%) e Trasporti (6%).

Infine, Anra fa notare che una buona parte dei risk manager intervistati ha ricevuto la richiesta di inserire una clausola di esclusione rischio pandemia nelle polizze Property (55%), Liability (50%), Trasporti (42%) e D&O (41%).

“Come presumibile, l’emergenza sanitaria ha fatto sentire il suo impatto: alla luce delle complicanze riscontrate dalle aziende nell’ultimo anno, le quali hanno visto salire i costi delle polizze per i rischi legati alla propria attività, circa la metà dei Risk Manager si è vista richiedere – talvolta in maniera inspiegabile – l’inserimento di una clausola di esclusione rischio pandemia nelle polizze Property, RC, Trasporti e D&O, e circa la metà di essi ha dovuto accettarla in fase di rinnovo”, aggiunge Alessandro De Felice, “È auspicabile che il mercato assicurativo tenga maggior conto, nelle proprie quotazioni, degli elementi qualitativi e quantitativi del rischio sottoscritto che il Risk Manager può fornire in maniera circostanziata, anziché operare in una logica di portafoglio. Ci attendiamo che in un futuro non lontano le performance di sostenibilità delle aziende possano avere ricadute positive nel costo della capacità di sottoscrizione richiesta”.

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