Gli investimenti nelle startup italiane dovrebbero superare il miliardo di euro entro la fine del 2021, una proiezione in linea con il trend globale. Tuttavia, la mancanza di diversit\u00e0 di genere e la difficolt\u00e0 di accesso al credito potrebbero impedire all\u2019Italia di colmare il divario con altri stati europei in cui questo mercato \u00e8 pi\u00f9 sviluppato.<\/p>\n
I dati presentati dalla societ\u00e0 di ricerche di mercato SWG durante l\u2019Italian Tech Week hanno mostrato che il capitale investito nelle startup italiane \u00e8 tornato a crescere quest\u2019anno. Mentre il 2019 aveva fatto registrare un ammontare complessivo di capitali investiti di 723 milioni di euro, e il 2020 \u00e8 stato all\u2019insegna della stabilit\u00e0 (729 milioni), il primo semestre del 2021 ha visto investimenti per 661 milioni, con un aumento del 155% rispetto allo stesso periodo dell\u2019anno precedente. Secondo le previsioni, alla fine dell\u2019anno gli investimenti in startup nel Paese supereranno il miliardo di euro. Un ottimo risultato, anche se non sar\u00e0 sufficiente a colmare il divario rispetto ad altri paesi europei come Francia, Germania e Regno Unito.<\/p>\n
Nel 2020 a livello globale il venture capital ha segnato un nuovo record, sfiorando la soglia dei 300 miliardi di euro, una crescita del 4% su base annua. Di questi, circa 43 Miliardi sono stati rivolti al mercato europeo con un + 14% rispetto all\u2019anno precedente. La pandemia sembra aver spinto le aziende verso una partecipazione pi\u00f9 convinta nelle startup, con l\u2019intento di sviluppare sinergie per accelerare i processi di innovazione e digitalizzazione, nonch\u00e9 di sviluppo in aree chiave come sostenibilit\u00e0, smart working, e-commerce.<\/p>\n
Negli ultimi 20 anni il numero di startup innovative presenti in Italia \u00e8 cresciuto in maniera pressoch\u00e9 costante. A giugno 2021 se ne contavano oltre 13.500, una presenza quasi duplicata negli ultimi 4 anni. Anche la loro rappresentanza all\u2019interno delle societ\u00e0 quotate \u00e8 aumentata con regolarit\u00e0, grazie al fatto che negli ultimi anni fondare una startup innovativa \u00e8 diventato pi\u00f9 agevole e conveniente in termini economici e burocratici.<\/p>\n
Tuttavia, l\u2019evoluzione socio-demografica della popolazione degli startupper ci regala una fotografia tutt\u2019altro che dinamica in termini di gender diversity. Come \u00e8 verosimile aspettarsi, si tratta di professionisti mediamente pi\u00f9 giovani rispetto a quelli impegnati in altre societ\u00e0 di capitali, ma la componente femminile (18%) risulta ancora pi\u00f9 ridotta della media \u2013 gi\u00e0 tutt\u2019altro che virtuosa \u2013 degli altri tipi di impresa (21%).<\/p>\n
Anche la distribuzione territoriale delle startup innovative riflette un altro importante divario presente nel Paese. Pur con qualche eccezione, la dislocazione dei luoghi dell\u2019innovazione italiana \u2013 cos\u00ec come degli investimenti \u2013 ripropone il tema di un Nord che d\u00e0 impulso e un Sud che rincorre.<\/p>\n
Sebbene la maggior parte degli investimenti sia diretto a startup del settore ICT, stanno crescendo anche comparti come quello dell\u2019healthcare e, soprattutto, del fintech: nella classifica dei round di venture capital del 2020 da almeno 10 milioni il podio \u00e8 interamente occupato da startup impegnate nello sviluppo di questi servizi come Satispay, SupplyME e AideXa.<\/p>\n
Da un\u2019indagine condotta da SWG a novembre 2020 su 500 startup innovative italiane \u00e8 emerso un quadro segnato da una certa sofferenza – in primis sul piano dell\u2019accesso al credito – che l\u2019emergenza Covid ha sicuramente contribuito ad aggravare. Gi\u00e0 negli anni precedenti, infatti, l\u201988% delle startup registrava delle difficolt\u00e0, per lo pi\u00f9 legate alla mancanza di liquidit\u00e0 e al credit crunch. Ciononostante, il 51% delle imprese ha saputo fronteggiare l\u2019emergenza senza rimetterci, e un 15% ha saputo addirittura trasformare la disruption in opportunit\u00e0 di guadagno.<\/p>\n
Le startup si sono infatti dimostrate pi\u00f9 resilienti rispetto alle PMI tradizionali grazie ai loro business model digitali e dinamici. E sono anche pi\u00f9 fiduciose: l\u201982% gi\u00e0 alla fine del 2020 prevedeva un 2021 ben pi\u00f9 roseo.<\/p>\n
Un ottimismo per\u00f2 vincolato ad alcune condizioni. Secondo l\u2019indagine, il 36% delle startup chiede una maggior facilit\u00e0 di accesso al credito nell\u2019immediato, spesso ostacolato da eccessive richieste di garanzia e da procedure lunghe e farraginose.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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