Costruire una crescita sostenibile: il XXI Convegno ANRA

Ha preso il via mercoledì 19 maggio il XXI Convegno nazionale di ANRA, evento di tre giornate interamente virtuale ospitato presso il panoramico studio televisivo al 27° piano della Torre milanese di PWC. Oltre 600 persone hanno assistito alle tavole rotonde e ai key note speech della prima giornata di “Enterprise Risk Management e sostenibilità: il percorso per un futuro consapevole” – questo il titolo del convegno, che mette al centro il tema della sostenibilità e della gestione olistica dei rischi come elemento abilitante.

L’apertura è stata affidata a Carlo Cosimi, Presidente ANRA eletto poco più di un mese fa, al suo primo impegno istituzionale. “Costruire una crescita sostenibile: è questo il lavoro che ci attende, l’obiettivo per cui ci impegneremo per e con voi, un compito a cui sono chiamate oggi tutte le nostre realtà. Manca una decade al 2030, data ultima dell’agenda ONU per il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. La pandemia ha determinato forti criticità sulla capacità del mondo intero di raggiungere tali obiettivi, ha imposto in alcuni casi un momento d’arresto, ma è stata – questo voglio sottolineare – un’occasione per interrogarci su quanto siano realmente sostenibili non solo i paradigmi su cui abbiamo costruito la realtà attuale, ma anche le tempistiche che ci siamo dati per cambiarli”. Il concetto di sviluppo sostenibile è stato introdotto per la prima volta nel 1987 dal Rapporto Brundtland (conosciuto anche come Our Common Future), documento pubblicato dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, che così lo definiva: «Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri». “La sostenibilità rappresenta un processo che nelle grandi imprese è partito da almeno dieci anni e che ha seguito una scalata al vertice dell’interesse aziendale, raggiungendone oggi il cuore, entrando nella definizione delle strategie” ha aggiunto Cosimi. Un percorso che è parallelo a quello vissuto dal Risk Management. Oggi qualsiasi strategia aziendale deve tenere conto di entrambi questi fattori: il perseguimento di uno sviluppo sostenibile ha come requisito fondamentale un sistema di gestione dei rischi efficace e dinamico, olistico. L’Enterprise Risk Management e la sostenibilità si contaminano e collaborano per guidare le organizzazioni verso una crescita consapevole. “Come Risk Manager, come professionisti, come cittadini responsabili, siamo chiamati a contribuire concretamente” ha concluso il Presidente ANRA. Enrico Guarnerio, CEO Strategica Group e membro del Comitato Tecnico Scientifico ANRA, ha raccontato il costante impegno dell’Associazione per proporre ogni anno nuovi spunti di riflessione alla comunità dei Risk Manager, un impegno che ha portato per questa edizione a scegliere un tema complesso come quello della sostenibilità e della sua integrazione con l’Enterprise Risk Management.

“I Risk Manager hanno un ruolo chiave nell’affrontare la gestione dei rischi climatici” ha confermato Thomas Lillelund, CEO AIG Emea, nel suo intervento “Per le aziende regolamentate (ad esempio le istituzioni finanziarie) o quelle ad alto rischio ambientale (servizi pubblici, energia, automotive, chimica) le considerazioni sul clima sono già da tempo parte integrante della gestione del rischio. Sempre più questo varrà per tutte le imprese, e questo apre le porte dei consigli di amministrazione ai Risk Manager, che dovranno essere una guida in questo processo, per cogliere le opportunità oltre i rischi”.

“Siamo all’inizio del cambiamento della sostenibilità” ha dichiarato Marco Sesana, Country Manager, Ceo Generali Italia & Global Business Lines, altro key note speaker della giornata. “L’aumento della volatilità e dell’instabilità finanziaria sta impattando molte aziende. Siamo in un momento in cui le tematiche ESG sono stressate da macro trend che ci portano a considerarle come uno dei fattori più importanti per il futuro, e il settore assicurativo ha il ruolo di aiutare la società a ridurre l’incertezza sul domani. Oggi la sostenibilità è il modo in cui noi affrontiamo i trend: ci diamo regole e codici di comportamento, sappiamo che il nostro futuro è legato al futuro delle persone che ci stanno intorno. È un modo di agire”.

Sul ruolo della finanza e dei fondi di privaty equity nel promuovere la sostenibilità si sono confrontati Franco Amelio – Sustainability Leader Deloitte Italia, Claire Hedley – Executive Director, AIMS Imprint, Goldman Sachs Asset Management (GSAM), London e Michele Marocchino – Managing Director Lazard, nella tavola rotonda moderata – come tutte le tre giornate – dal giornalista Andrea Cabrini, Managing Editor at ClassCnbc. “È necessario staccarsi dalle discussioni di carattere morale e pensare agli Esg come criteri per valutare i rischi e le opportunità e, per questo motivo, è fondamentale che diventino parte integrante del processo di investimento. Voglio sottolineare l’importanza della ricerca, della qualità dei dati nel valutare su quali società investire” ha esordito Hedley. “Il mondo della finanza sta vivendo una trasformazione radicale” ha spiegato Amelio. “Oggi è necessario integrare le tematiche ESG nelle logiche di investimento. Ci sono due tipi di strategie: quelle core, con processi di screening negativo, per escludere determinati settori o società, o screening positivo, individuando i best in call e le aziende che hanno la capacità di cogliere le opportunità in ambito ESG. C’è poi un approccio più evoluto che è quello delle strategie broad, che prevedono l’integrazione di componenti ESG nel processo di investimento e il coinvolgimento attivo degli investitori”. La sostenibilità dunque si configura come elemento chiave per perseguire la crescita e trovare opportunità di investimento, un modo per cercare valore in un mondo che cambia rapidamente. Lo conferma Marocchino: “La sostenibilità, con la digitalizzazione e i cambiamenti demografici, è ai primi posti dei megatrend principali dei fondi di investimento, e lo sarà per i prossimi due anni. Oggi i prodotti più in voga fra gli investitori hanno come sottostante, tra gli altri, i temi della transizione energetica e le energie rinnovabili. E’ evidente come per le aziende che vogliono essere attrattive agli occhi degli investitori sia fondamentale seguire questi trend”.

Sul tema Climate Change Disclosure si sono invece confrontati Paolo Bersani – Partner PwC – Sustainability & Climate Change Services Leader, Alessandro De Felice – CRO Prysmian Group e Gian Mario Zaino – Sustainability Coordinator Risk Engineering EMEA Swiss Re. “Oggi ci sono una serie di obblighi di disclosure su temi di sostenibilità, e le aziende si chiedono dunque con quali metriche misurare” spiega Bersani. “La TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures) è oggi il modello più diffuso, elaborato tre anni fa e ripreso nel settembre 2019 dalla Commissione Europea nell’ambito dell’Action Plan. Anche la BCE, con il documento di novembre 2020, si è focalizzata sulla necessità di dare informazioni su come il mondo bancario gestisce il rischio climatico, proprio e dei clienti”. “Siamo in un periodo storico cruciale in cui gli stakeholder globali riconoscono la necessità di una misurazione e divulgazione trasparente delle informazioni sulla performance di sostenibilità” spiega De Felice. “E questa attenzione ha finalmente dato una spinta ad una concezione olistica del Risk Management. La sostenibilità deve avere una base quantitativa, non solo qualitativa, e oggi vediamo come si stiano evolvendo una serie di standard di reporting – oltre al TCFD anche il GRI (Global Reporting Initiative) per citarne uno – che però ancora non sono stati armonizzati tra loro. E’ questo un prossimo obiettivo, importante anche perché questi standard sono quelli utilizzati per elaborare gli indici di sostenibilità”. Zaino ha spiegato come gli assicuratori utilizzano i dati di questi report aziendali, incrociandoli con quelli raccolti tramite strumenti come Sigma, su catastrofi naturali e rischi climatici: “Oggi ci sono tre categorie principali di rischi climatici: fisici, di transizione, e relativi alla responsabilità. La vera sfida è la fase iniziale, quella del risk assessment, perché sono rischi che non hanno una storicità”.

La prima giornata del XXI Convegno ANRA ha sicuramente offerto molto spunti di riflessione, e una certezza su tutte: il dilemma “sostenibilità o non sostenibilità” in realtà non è più tale. Nessuna impresa, in nessun settore, può permettersi di guardare al futuro senza una strategia in tal senso.

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