E’ tempo di dare una spinta alle captive

Il ruolo fondamentale dei Risk e Insurance Manager è quello di aiutare a ridurre il livello di incertezza affrontato dall’azienda e dai suoi shareholder.

Il lavoro quotidiano dei Risk e Insurance Manager è quello di aiutare i membri dei consigli di amministrazione e i colleghi a dormire meglio la notte e a svegliarsi riposati e pronti a concentrare la propria attenzione su creatività, innovazione e crescita.

Sappiamo tutti che un’azienda viene gestita male e il Risk Manager non si rivela all’altezza del proprio compito se l’amministratore delegato perde il sonno a causa di preoccupazioni come cause legali, interruzioni della supply chain, richieste di risarcimento – per citarne alcune.

Ora, sappiamo tutti che alcune catastrofi sono davvero inevitabili e nessuno può esserne incolpato, men che meno il Risk Manager.

Uragani, tsunami, incendi ed eventi simili non sono provocati da interventi o errori umani (riscaldamento globale a parte) e quindi non ci si può ovviamente aspettare che i Risk Manager sappiano prevenirli.

Quello che ci si aspetta però è che siano coinvolti in prima persona e con responsabilità nella prevenzione e mitigazione degli impatti di tali eventi, imprevedibili e catastrofici, implementando misure di prevenzione delle perdite, piani di gestione delle crisi efficaci, sistemi di continuità operativa, strumenti di trasferimento del rischio – ove disponibili.

Questo è il perimetro in cui il Risk Manager può davvero dimostrare il proprio valore, proteggendo la salute e la sicurezza dell’azienda e delle sue risorse, dal personale alla reputazione.

Chiunque sia coinvolto nella gestione dei rischi sa che una captive – tradizionale per le organizzazioni più grandi, di tipo PCC per quelle più piccole – può rappresentare uno strumento fondamentale nel raggiungere la resilienza a beneficio di tutti: azionisti, personale, stakeholder.

La pandemia ha suscitato un ampio dibattito su come rischi così catastrofici potrebbero e dovrebbero essere affrontati in futuro, e non solo dal punto di vista dell’interruzione dell’attività.

La maggior parte delle associazioni europee di Risk Management si è prodigata affinché argomenti come migliori condizioni fiscali e normative per le captive fossero inclusi nel dibattito su come rendere le economie nazionali più resilienti di fronte alla prossima pandemia, o ad altre catastrofi.

Alcuni paesi, non ultima la Francia, hanno compiuto decisi passi avanti in tal senso. Ma altrove, e in particolare in Italia, l’argomento sembra cadere nel vuoto. ANRA sta facendo del proprio meglio per sensibilizzare i legislatori nazionali, sottolineando che potrebbe inaugurare una nuova era di gestione e trasferimento dei rischi.

Ma la comunità dei Risk Manager, in Italia come in Germania e in altri paesi europei, ha bisogno di supporto per assicurarsi che le proprie istanze a favore delle captive siano adeguatamente ascoltate e comprese, e che le captive non siano viste come uno strumento di evasione fiscale – come alcuni ai vertici sembrano ancora credere.

La potente lobby del settore assicurativo deve fare un passo avanti e supportare i propri clienti. A breve termine questo potrebbe comportare una perdita di premi per l’aumento delle ritenute, ma nel lungo periodo porterebbe ad una gestione del rischio migliore nel suo complesso e soprattutto al passo con l’evoluzione del mondo attuale.

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