Regolatori, settore assicurativo e Risk Manager uniti per la sostenibilità, al XXI Convegno ANRA

Con il Piano d’azione per l’economia circolare, la Commissione europea ha introdotto diverse iniziative riguardanti l’intero ciclo di vita dei prodotti. Sempre più nel prossimo futuro alle aziende verrà chiesto di contribuire al miglioramento dell’impatto ambientale delle proprie scelte aumentando la circolarità dell’economia. Sarà necessario, nella fase di valutazione e progettazione di nuovi prodotti, pensare a come impatteranno sul futuro, non solo nel breve termine. Ne hanno parlato al XXI Convegno ANRA Claudio De Conto – Amministratore Delegato Artsana, Francesco Testa – Professore Associato della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Guido Zanetti – Managing Director Protiviti.

“Nel 2021 è prevista l’adozione da parte della Commissione Europea della Sustainable Products Initiative” esordisce Testa. “Questo progetto, che rivedrà la direttiva sulla progettazione ecocompatibile e proporrà misure legislative supplementari ove opportuno, mira a rendere più sostenibili i prodotti immessi sul mercato dell’UE”. Proprio la Sant’Anna di Pisa ha ideato, insieme a GS1 Italy, “Circol-UP”, uno strumento per accompagnare le aziende del largo consumo nel percorso di transizione all’economia circolare. “Si tratta di un check-up tool che permette alle aziende di misurare e identificare le opportunità per massimizzare la circolarità dei processi produttivi, della filiera e dei prodotti. L’obiettivo è quello di fornire alle singole aziende un feedback riguardo la valutazione del loro livello di circolarità ed evidenziare le azioni che potrebbero intraprendere per adottare un modello di business circolare, innovativo e competitivo” spiega Testa.

Tra le 19 aziende che hanno partecipato allo sviluppo del tool c’è Artsana, che ha già dato il via a interessanti iniziative in una logica di economia circolare. Secondo De Conto “la sostenibilità è oggi una leva competitiva fondamentale, che attraversa varie dimensioni strategiche e deve considerare il nuovo approccio dei clienti. Un prodotto sostenibile è un prodotto pensato per le generazioni future, e strutturato in una logica di innovazione: nella durabilità, nella tipologia di utilizzo, nella riciclabilità, nel packaging, fino a considerare la sostenibilità della supply chain. Anche per gli azionisti e gli investitori le tematiche di sostenibilità sono sempre più centrali”.

“L’economia circolare richiede alle aziende di integrare nel loro organico competenze di sostenibilità, se necessario anche appoggiandosi a realtà esterne, cercandole sul mercato, investendo e facendo rete, e quindi ricostruendo il proprio modello di business” spiega Zanetti. Protiviti Italia è tra i promotori del progetto WSX BM, ovvero una “Borsa digitale dei rifiuti”. “Guardando il mondo dei rifiuti nella prospettiva della circolarità, emerge che i rifiuti non sono altro che risorse di materia allocate nel posto sbagliato. Tutto ciò che contribuisce a recuperare il valore intrinseco della materia già utilizzata è un contributo fortissimo alla sostenibilità dello sviluppo dei prossimi anni. L’Italia è storicamente una best practice nella gestione dei rifiuti, può avere oggi un vantaggio competitivo” ha aggiunto il Managing Director della società.

 

Al Convegno Anra si parla del ruolo degli assicuratori nel promuovere la sostenibilità

Il settore assicurativo può svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere uno sviluppo sostenibile delle imprese e della società nel suo complesso. Alessandro Canta – Enel Head of Finance&Insurance, Nicola Mancino – AGCS e Massimiliano Roveda – Head of Commercial Insurance Zurich Italia si sono confrontati su come il settore assicurativo integra oggi gli indicatori ESG nelle coperture proposte, nella tavola rotonda moderata da Andrea Cabrini – Managing Director ClassCNBC.

Enel ha lanciato a dicembre 2020 il primo programma al mondo nel panorama assicurativo che recepisce e integra criteri di sostenibilità quali gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. Il programma assicurativo, costruito in collaborazione con il broker Marsh e le compagnie Allianz, AXA XL, Generali e Mapfre, si chiama “Property All Risk SDG Linked”. “Il programma è legato all’indicatore SDG 7 “Affordable and Clean Energy”, che impegna Enel a raggiungere entro la fine del 2021 il 55% della capacità totale installata con fonti rinnovabili, obiettivo a cui è legato il costo del premio assicurativo” spiega Canta.

Scegliere di legare le condizioni di polizza al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità è una scelta che guarda al futuro anche secondo Roveda: “La scelta di investire secondo criteri ESG deriva certamente dall’attenzione che Zurich pone ai temi della sostenibilità in tutti gli ambiti, ma non solo. Crediamo che le aziende che investono in tal senso abbiano performance migliori, garantendo una maggior stabilità di lungo periodo e anche una minore rischiosità. Stiamo modificando i wording di polizza per integrare gli ESG, e abbiamo recentemente lanciato Zurich Resilience Service, per supportare le aziende nell’affrontare i rischi della transizione verso una maggiore sostenibilità”.

Allianz sta ridefinendo la propria strategia secondo gli indici di sostenibilità, con forti investimenti e riorientamento del business. Mancino illustra come Allianz definisce e sviluppa soluzioni sostenibili: “Strutturiamo diverse categorie: dalle soluzioni assicurative dedicate direttamente a rischi ambientali e sociali, a quelle che integrano nelle polizze standard una componente di sostenibilità legata a performance ambientali o sociali, a soluzioni di Asset management che includono prodotti ESG e SRI (Socially Responsible Investment), fino a proposte innovative di microinsurance”.

“Oggi è necessario che ci siano incentivi economici che spingono le imprese nella direzione della sostenibilità, è una spinta necessaria, altrimenti non riusciremo a vedere una reale accelerazione” conclude Canta.

 

Per i Risk Manager la sostenibilità è un’opportunità. La tavola rotonda al Convegno Anra

La tavola rotonda che ha concluso la seconda giornata del Convegno ANRA, “Risk Manager: la professione del futuro”, ha visto confrontarsi Salvatore Lampone – CRO Leonardo, Valentina Paduano – CRO Sogefi e Board Member FERMA e Stefano Scoccianti – ERM Hera, tutti membri del nuovo Consiglio Direttivo ANRA. Fino a qualche anno fa, i Risk Manager avevano una visibilità pubblica pressoché nulla e un ruolo tutt’altro che centrale nelle aziende. La pandemia ha rapidamente capovolto questa prospettiva: i Consigli di Amministrazione si sono resi conto di aver bisogno al loro tavolo di qualcuno in grado di comprendere i rischi, pianificare la gestione delle crisi e prevederle, mappare le criticità di esposizioni d’impatto globale.

“Il Risk Management è una necessità nella gestione delle grandi imprese. Le società devono affrontare oggi l’interdipendenza e la complessità dei mercati, l’innovazione tecnologica, l’attenzione degli stakeholder alle misure adottate dalle imprese per fronteggiare volatilità ed incertezza e garantire la sostenibilità del business nel tempo” ha esordito Lampone. “Mentre nel settore bancario e finanziario la gestione dei rischi è regolamentata da fonti di legge e normative di settore, nel settore industriale e dei servizi è improntato a principi e standard internazionali di riferimento (e.g. Codice di Autodisciplina, ISO, CoSO)” ha aggiunto.

Valentina Paduano ha spiegato le opportunità che oggi i Risk Manager possono cogliere dai temi di sostenibilità. “Dobbiamo sostenere lo sviluppo della sostenibilità aziendale spostando l’attenzione da un approccio strettamente di Compliance ad uno più business-oriented. E ciò è compito del Risk Manager, perché può fare leva sulla propria posizione organizzativa, elabora una reportistica periodica al vertice, ha un approccio orientato al business e quindi ai temi di interesse del management, e soprattutto perché può avvalersi di uno strumento ormai maturo e consolidato come l’ERM”.

Per accogliere la sfida della sostenibilità e saperne comunicare l’importanza ai board aziendali sarà fondamentale – ricorda Scoccianti – la capacità comunicativa. Proprio Scoccianti si è focalizzato sulle caratteristiche peculiari della crisi pandemica: “E’ stata una crisi con un fattore di rischio primario scatenante (quello sanitario) che ha portato al concretizzarsi di una serie di rischi secondari (economici, sociali, della supply chain, etc) e una cascata di impatti. E’ un esempio che noi Risk Manager manterremo a lungo nelle nostre valutazioni, come modello esemplificativo di rischio sistemico”.

“Al Risk Manager sarà sempre più richiesto di migliorare e rafforzare le capacità predittive dell’impresa e di risposta ai rischi, al fine di garantire la creazione e protezione del valore e la sostenibilità dell’impresa” aggiunge Lampone. “Le principali linee di azione saranno lo sviluppo e la modellizzazione delle analisi di scenario e stress test, l’utilizzo di machine learning e intelligenza artificiale per supportare la conoscenza esplorativa, e la sensibilizzazione dell’organizzazione ad identificare e valorizzare le opportunità” conclude.

Back to top button