I rischi delle vaccinazioni anti Covid19 in azienda

Il Ministro del Lavoro e il Ministro della Salute del Governo italiano hanno di recente sottoscritto un Protocollo nazionale per la realizzazione di piani aziendali finalizzati alla vaccinazione anti COVID-19 nei luoghi di lavoro. Il Protocollo, che ora le singole Regioni stanno traducendo in regolamenti, dovrebbe essere operativo a partire da giugno e ha lo scopo di velocizzare e rendere quanto più capillare possibile la campagna di immunizzazione, fondamentale per la ripresa sociale ed economica a livello globale. Le aziende italiane, che già da mesi chiedevano al Governo di poter arrivare a questo protocollo, potranno così affiancarsi al sistema pubblico e fornire un prezioso contributo nel raggiungimento del traguardo dell’immunità collettiva.

Il protocollo prevede che i piani aziendali di vaccinazione siano proposti dai datori di lavoro. A loro carico sono i costi per la realizzazione e la gestione dei piani aziendali, inclusi i costi per la somministrazione, mentre la fornitura dei vaccini, dei dispositivi per la somministrazione e la messa a disposizione degli strumenti formativi previsti e degli strumenti per la registrazione delle vaccinazioni eseguite rimarrà a carico dei Servizi Sanitari Regionali. Il protocollo prevede infatti che la vaccinazione sia fatta da operatori sanitari professionali e all’interno di locali idonei, che le aziende potranno individuare anche all’esterno delle proprie sedi.

Un’iniziativa senza dubbio lodevole, che però mette le aziende di fronte ad alcune problematiche. Ad esempio la gestione di informazioni particolarmente sensibili, con la possibilità di venire in contatto con informazioni quali patologie pregresse o anche il semplice rifiuto di eseguire il vaccino. Un’altra possibile criticità: la vaccinazione contro il Covid19 in Italia non è obbligatoria, ma è chiaro che il successo dell’iniziativa si misurerà in termini di numero di aderenti. La comunicazione dell’iniziativa dovrà quindi mantenersi nei binari della “raccomandazione”, con il rischio però che la campagna comunicativa possa essere mal interpretata o fraintesa o che i dipendenti si sentano “costretti”. E’ noto che la conservazione e la somministrazione dei vaccini sono momenti delicati: l’azienda sarà coinvolta in questi momenti di logistica, con conseguente esposizione a rischi. Altra possibile criticità è la possibilità di reazioni avverse, e soprattutto la difficoltà nell’individuarne i motivi (controindicazione del farmaco, problema di conservazione, persona ritenuta a rischio che si è sentita obbligata a sottoporsi a vaccinazione). Non ultimo: le vaccinazioni in azienda, soprattutto in una prima fase, avranno una grande attenzione mediatica. Cosa potrebbe accadere alla reputazione di un’azienda nel caso si verifichi qualcuno di questi rischi?

Seppur quelli descritti in precedenza siano dei casi limite, per altro non esaustivi, è evidente che dallo svolgimento di questa attività potrebbero emergere dei profili di responsabilità precedentemente non considerati. Il broker Willis Towers Watson ha analizzato con attenzione questi rischi, con l’obiettivo di fornire indicazioni chiare alle aziende.

In caso di richiesta di risarcimento rivolta all’azienda in seguito di un evento avverso, la polizza RCT/O coprirebbe? Partendo dalla garanzia RCO, gli operatori del settore assicurativo ritengono sia difficile ricondurre una reazione avversa alla vaccinazione alla casistica “infortunio sul lavoro”. La partecipazione attiva alla campagna vaccinale anti COVID-19 costituirà dunque un aggravamento di rischio, per cui diventerà necessaria la comunicazione e l’approvazione da parte dell’assicuratore.

Esiste una copertura a tutela della reputazione, qualora a seguito di perdita di dati o altri eventi avversi connessi alla campagna vaccinale uscissero notizie lesive del buon nome della mia azienda? Al momento, secondo Willis Towers Watson, non ci sono coperture assicurative sul mercato in grado di tutelare la reputazione dell’azienda in casi come questi. Il problema riguarda il fatto che ormai tutte le polizze sul mercato escludono le perdite o i sinistri in qualunque modo connessi a malattie trasmissibili o, ancora più specificamente, al COVID-19. Sarà dunque fondamentale per le società sviluppare un piano di gestione della crisi ad hoc.

Nel caso in cui un dipendente dell’azienda dovesse decidere di non vaccinarsi e, in conseguenza di ciò, dovesse subire, ad esempio, un demansionamento illegittimo – se non il licenziamento – da parte dell’azienda, quale copertura assicurativa potrebbe intervenire? La polizza Employment Practices Liability o RC Datoriale fornisce copertura per gli atti illeciti, reali o presunti, inerenti al rapporto di lavoro subordinato, quali ad esempio discriminazione, molestie, mobbing, illegittima risoluzione del rapporto di lavoro o licenziamento illegittimo, privazione di opportunità di carriera e mancata promozione, demansionamento o cambiamento della situazione professionale.

Nonostante le complessità, questo Protocollo è un’importante occasione per le aziende italiane per valorizzare il proprio ruolo sociale e contribuire alla ripresa economica e sociale. Sarà possibile gestire i rischi, seguendo alcuni consigli:

  1. effettuare un’analisi preventiva dei rischi generici derivanti dall’adesione all’iniziativa
  2. verificare la portata delle proprie coperture assicurative
  3. accertarsi della bontà delle polizze sottoscritte dal personale esterno o dai partner esterni che saranno scelti per l’esecuzione della campagna
  4. aggiornare il piano di gestione della crisi
  5. formare il personale che verrà coinvolto nella campagna vaccinale sui rischi esistenti e sulle regole da seguire
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