La pandemia dà impulso alla medicina digitale in Italia

La pandemia ha dato un forte impulso alla medicina digitale in Italia. Tre italiani su dieci durante l’emergenza hanno utilizzato piattaforme sanitarie digitali ì, facendo registrare un +20% rispetto all’anno precedente. La spesa è cresciuta del 5%, raggiungendo un valore di 1,5 miliardi di euro, pari all’1,2% della spesa complessiva sanitaria pubblica. E anche ora che si sta tornando alla normalità, la stragrande maggioranza della popolazione, medici compresi, spera che la lezione appresa dalla pandemia possa costituire la base di nuovo modello di medicina.

L’82% degli italiani vorrebbe poter ricorrere a questi strumenti anche in futuro per migliorare il rapporto col proprio medico, e una percentuale analoga di specialisti (81%) spera di poter continuare a utilizzare sistemi di consulto a distanza.

L’edizione 2021 dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano ha registrato come l’utilizzo di strumenti per le visite a distanza da parte dei medici sia passato dal 21% al 47%, arrivando a toccare il 39% dei medici specialisti (13% prima della pandemia).

Non è stato solo l’obbligo di distanziamento sociale a dare impulso alla sanità digitale, ma anche la percezione che questi strumenti, finora poco utilizzati, funzionano e possono portare reali vantaggi. Quasi la metà degli italiani che utilizzano applicazioni digitali per la salute (46%) ha dichiarato di sentirsi più consapevole della propria patologia e, più in generale, del proprio stato di salute.

Una percentuale simile ritiene che un’app possa costituire un valido supporto per rispettare il proprio piano di cura. Le app più utilizzate risultano essere quelle dedicate alla promozione di uno stile di vita sano e salutare (33%), seguite da quelle che ricordano l’assunzione di farmaci (22%) e quelle che aiutano a tenere sotto controllo i propri parametri medici (21%).

L’e-mail resta lo strumento più utilizzato da medici (79% dei medici di medicina generale e 85% degli specialisti) e pazienti (55%), nonostante la crescita registrata nel ricorso a piattaforme digitali. I servizi digitali più diffusi sono invece il ritiro dei documenti clinici (37%), la prenotazione di visite ed esami (26%) e il pagamento (17%). Il 45% dei cittadini ha inoltre prenotato online il vaccino contro il coronavirus, arrivando a toccare una punta del 29% fra gli over 65.

Tuttavia, secondo l’Osservatorio, il processo di digitalizzazione del sistema sanitario non è ancora omogeneo in tutto il Paese. Solo il 4% dei medici ha un livello soddisfacente in tutte le aree delle competenze digitali professionali (eHealth Competences). I Fascicoli Sanitari Elettronici, che ad oggi sono il principale strumento per la raccolta dei dati dei pazienti, nonostante siano stati attivato per quasi tutti i cittadini sono spesso incompleti e privi delle informazioni e dei documenti più utili. Inoltre, sono ancora poco conosciuti: solo il 38% degli italiani ne ha sentito parlare e appena il 12% dice di aver utilizzato lo strumento almeno una volta.

Il PNRR costituisce una preziosa opportunità, dal momento che prevede 7 miliardi per lo sviluppo di reti di prossimità, strutture e Telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, e 8,63 miliardi per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del SSN. Il digitale servirà a promuovere una più efficace collaborazione fra tutti gli attori dell’ecosistema sanitario e modellare i servizi sulle esigenze dei cittadini/pazienti.

Una rivoluzione necessaria che si potrà attuare soltanto sviluppando la cultura e le competenze digitali di professionisti sanitari, cittadini e pazienti, migliorando la governance dei progetti digitali per superare le frammentazioni, valutando i risultati degli investimenti abilitati dalle risorse del PNRR e valorizzando al meglio le best practice . Le risorse del PNRR sono l’occasione per completare la transizione verso la “Connected Care”, ma è fondamentale utilizzarle in modo appropriato, investendole per colmare il gap ancora presente in molte regioni e aziende sanitarie, abilitare l’innovazione anche dal punto di vista organizzativo e per promuovere e condividere le esperienze più virtuose.

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