Le aziende italiane sottovalutano ancora il rischio ambientale
Solo il 3% delle imprese italiane ha un’adeguata copertura per danni ambientali. Anra, Associazione Italiana dei Risk e Insurance Manager, ha recentemente organizzato un webinar in cui è emerso come il rischio ambientale sia sottovalutato e non adeguatamente compreso, e la responsabilità di ciò è condivisa dalle parti in gioco. Aziende, risk manager, compagnie assicurative, broker e intermediari, possono tutti contribuire a migliorare la situazione.
“Con copertura adeguata intendiamo una polizza di responsabilità ambientale a sé stante che comprenda le diverse casistiche di danno ambientale: inquinamento improvviso e inquinamento graduale e continuo” ha spiegato Giovanni Faglia, Pollution Underwriting Manager di HDI Global.
Le due tipologie di inquinamento hanno peculiarità ben diverse: se la prima è più eclatante, evidente, e può avere risonanza mediatica maggiore, la seconda può essere ancora più devastante dal punto di vista delle conseguenze legali, economiche e reputazionali dal momento che perdura nel tempo, si scopre spesso dopo anni e anche per questo ha solitamente cause più difficili da individuare.
“La maggior parte delle imprese italiane (85%) si ritiene adeguatamente coperta con un’estensione per inquinamento accidentale di una polizza RC Generale, non rendendosi conto che così non è tutelata per una serie di casistiche che possono avere impatti importanti” ha aggiunto Faglia.
Filippo Emanuelli, amministratore delegato di Belfor Italia, azienda specializzata nel risanamento e bonifico post-sinistro, ha spiegato perché questo tipo di copertura non è sufficiente. “Prevedere un’estensione all’inquinamento accidentale significa solitamente che non c’è nessuna valutazione tecnica e nessuna richiesta di informazioni all’azienda da parte della compagnia, è sempre escluso l’inquinamento graduale ed è una soluzione che prevede ampie scoperture anche per eventi di inquinamento improvviso”.
“In più sono sempre escluse le spese di bonifica interne al sito e talvolta quelle esterne e tecniche non sono comprese in garanzia. In sintesi è una copertura – di regola – limitata solo ai danni ai terzi (a cose e persone) a seguito di un evento di inquinamento improvviso” ha aggiunto.
Altro dato non confortante è che il 22% rimanente delle aziende non ha alcuna copertura per il rischio ambientale. “E’ importante sottolineare – continua Faglia – che praticamente qualsiasi tipologia di azienda è esposta a questo rischio. Negli ultimi anni gli assicuratori si sono concentrati su alcuni comparti, come quello siderurgico, tessile, del trattamento rifiuti, metalmeccanico, dimenticandosi che qualsiasi azienda, operando sul territorio, è vulnerabile”.
Ma quali sono le motivazioni per cui quello della tutela ambientale è un mercato ancora così poco sviluppato in Italia? “Si tratta di un rischio effettivamente molto tecnico, che richiede competenze specifiche – spiega Faglia – ma non è una ragione sufficiente. Non si può neanche dire che le polizze siano eccessivamente costose o complicate, dal momento che, se a monte c’è un buon lavoro di risk management, le condizioni sono alla portata della gran parte delle aziende e il mercato offre soluzioni innovative”.
“Da una parte possiamo dire che mancano sensibilità e consapevolezza”, ha proseguito Faglia. “L’Italia è notoriamente un Paese con una scarsa cultura e penetrazione assicurative. D’altra parte, dovrebbe migliorare la qualità dell’assistenza fornita da chi propone le polizze, poiché spesso non sa guidare e indirizzare l’azienda nella giusta direzione”.
I relatori del webinar hanno proseguito dando alcuni spunti su come migliorare la situazione. Know-how e competenza sono fondamentali, quindi è necessario investire nella formazione degli intermediari.
Questi professionisti devono essere in grado di supportare l’azienda nella valutazione del rischio, di strutturare un’analisi personalizzata, di dare consulenza su quale sia la soluzione più adeguata, di calibrare correttamente quotazione e premio, e di fornire assistenza in caso di sinistro. Il mercato assicurativo deve poi orientarsi su polizze ambientali “tailor made”, costruite dopo incontri con l’azienda e valutazioni tecniche approfondite.
Infine va sottolineato che la prevenzione è fondamentale, così come il poter contare su piani di incident response e squadre di intervento altamente qualificate, che siano in grado di limitare i danni e limitare il più possibile l’interruzione delle attività.