L’insurtech italiano cresce, ma servono cambiamenti strutturali: IIA

L’Italia è ancora in ritardo negli investimenti rispetto alla media europea, e solo il 25% delle aziende ha una digital unit autonoma

Gli Investimenti italiani nel settore insurtech nel primo semestre 2021 sono arrivati a 60 milioni di euro, a fronte dei 50 milioni registrati nel corso dell’intero 2020. Questi dati sembrano suggerire che l’onda digitale stia finalmente investendo il settore assicurativo, seppure con qualche anno di ritardo rispetto alle altre industrie. Già il banking, per fare un confronto con uno dei comparti più affini, ha cominciato a vivere questa trasformazione nel 2014. Sono i dati presentati in apertura dell’Italian Insurtech Summit, evento digitale promosso dall’Italian Insurtech Association (IIA) che ha visto avvicendarsi in due giornate più di 160 speaker.

Tuttavia, nonostante le startup insurtech stiano attraendo più capitali, sono necessari maggiori investimenti strutturali se gli assicuratori italiani vogliono tenere il passo con i loro competitor europei – ha affermato Simone Ranucci Brandimarte, presidente dell’IIA.

“La community dell’Insurtech in Italia sta crescendo, ma c’è urgenza di attuare un cambiamento importante e strutturale all’interno della filiera assicurativa. Una rivoluzione che auspichiamo venga attuata attraverso una serie d’azioni: formazione digitale per allineare le competenze degli addetti nel settore assicurativo a quelle dei colleghi europei, aumento delle sperimentazioni tecnologiche e maggiore collaborazione tra compagnie e start up” ha detto Brandimarte. 

Gli investimenti nelle startup insurtech potrebbero arrivare nel 2025 a 25 miliardi globali. Tra il 2020 e il 2024 si stima infatti una crescita di quasi 20 miliardi, con un tasso annuo di crescita del 36%, di cui quasi la metà (46%) arriverà dal mercato europeo.

Nell’ultimo anno l’Europa ha accorciato il divario con altri mercati più maturi, sia negli investimenti sia nelle dimensioni dei player. Ad oggi, se il Nord America registra già sei società insurtech quotate a Wall Street, l’Europa vede crescere gli insurtech unicorn (le startup con un valore oltre il miliardo), alcuni dei quali si preparano all’ingresso in borsa. Nel frattempo, l’Asia vede aumentare le transazioni da polizze digitali del 30% trimestre dopo trimestre.

Nonostante gli investimenti in Europa si concentrino in Regno Unito e Germania, l’Italia risulta il primo paese al mondo per connected cars ed è nella top three europea per l’utilizzo delle tecnologie mobile. E’ necessario però che aumentino gli investimenti nel settore: al momento il Paese ha 11 startup insurtech censite, a fronte delle 98 britanniche, delle 44 tedesche e delle 23 francesi, e nell’ultimo anno gli investimenti sono arrivati a 110 milioni, a fronte dei 2,8 billion spesi dal Regno Unito, 2,5 dalla Germania e 2,2 dalla Francia.

Secondo l’IIA, le compagnie assicurative italiane sembrano aperte alla collaborazione, ma prediligono ancora sviluppare internamente la maggior parte delle progettualità, ricorrendo solo in maniera marginale all’investimento in startup Insurtech. Solo il 19% ha investito in startup, mentre il 63% ha avviato un progetto interno in ambito insurtech e il 75% ha attivato almeno una partnership con un player di settore. L’apertura alle collaborazioni su progettualità Insurtech compensa solo in parte la bassa propensione all’investimento in startup, lasciando ampi margini di miglioramento.

Le compagnie italiane sembrano esserne consapevoli. Secondo l’IIA, solo il 34% ritiene adeguati i propri assets tecnologici interni, a fronte di una media europea del 66%. Una percentuale simile ha all’interno una struttura dedicata all’innovazione, a confronto con una media europea del 77%. Solo una su quattro (25%) ha una digital unit con proprio budget e risorse, decisamente sotto la media europea dell’85%.

Quali sono dunque i percorsi su cui il comparto assicurativo italiano deve lavorare per arrivare a una maturità dell’insurtech? Sicuramente nel colmare il gap sulle competenze digitali e tecnologiche dei professionisti del settore assicurativo: più del 65% infatti non riesce a dare una definizione di blockchain, IoT e Machine learning, e riconosce le proprie lacune nelle competenze digital.

Servirà inoltre attivare più iniziative di sistema, con maggiore collaborazione tra istituzioni, compagnie, startup e acceleratori e una visione di lungo termine. E infine, come già detto, per competere con gli altri Paesi europei dovranno crescere gli investimenti in tecnologia, che nel triennio 2019 – 2021 sono aumentati del 180% rispetto al 420% della media europea.

Back to top button