Verso professioni più tecnologiche

Nel mondo del lavoro italiano la ricerca di lavoratori con le competenze che servono alle imprese si è fatta sempre più difficile nell’ultimo decennio, tanto che prima della pandemia le aziende facevano fatica a reperire il 25% delle figure professionali ricercate.

In tale scenario, la crisi conseguente al Covid-19 potrebbe causare una perdita di posti di lavoro compresa tra 1 milione e 200 mila e 1 milione e 400 mila (OCSE). La ripresa sarà lenta e seguirà percorsi di evoluzione diversi, per ritmo di crescita e indirizzo di sviluppo, rispetto a quelli previsti ante-2020. È probabile che una buona parte dei posti di lavoro perduti saranno riassorbiti con il passare dei mesi, ma questo potrebbe avvenire sulla base di mutate esigenze da parte delle imprese di ogni settore, che nel frattempo hanno compreso la necessità di fare un salto di qualità verso modelli operativi e di business più tecnologici.

Secondo lo studio “Professioni 2030: il futuro delle competenze in Italia”, realizzato da EY, Pearson e ManpowerGroup, la transizione tecnologica e la crisi in atto avranno un ruolo di acceleratori dei processi di obsolescenza di competenze, mansioni e professioni, ridefinendo ulteriormente l’occupazione.

La crisi pandemica ha dato origine a forme di resilienza economica e sociale che diventeranno strutturali nelle modalità di svolgere il lavoro e modificheranno le richieste di nuove figure da parte delle imprese: oltre alle competenze specifiche proprie delle diverse figure professionali ci sarà maggiore attenzione alle cosiddette soft-skills, quali la capacità di relazione, di ascolto, di interazione.

L’evoluzione verso la digitalizzazione (il 57% delle professioni in crescita necessitano di competenze tecniche) richiederà nuovi profili professionali ma anche l’up- e reskilling dei lavoratori e la formazione adeguata dei giovani che faranno per la prima volta il loro ingresso sul mercato del lavoro.

La ricerca sviluppa un modello predittivo su come cambieranno il lavoro e le competenze in risposta al variare di macro-trend chiave, quali saranno la sostenibilità, i cambiamenti ambientali, sociali, politici e tecnologici. Lo studio è realizzato su una struttura metodologica creata dall’Università di Oxford, potenziata e adeguata grazie all’integrazione di nuovi strumenti e di un algoritmo di machine learning: la modalità adottata ha lo scopo di provare ad anticipare le future esigenze riguardanti le professioni e le competenze più richieste nei prossimi 10 anni.

I modelli predittivi sull’occupazione in Italia indicano che l’80% delle professioni attualmente presenti muterà quantitativamente nel prossimo decennio. Secondo il modello, oggi più di un lavoratore su tre svolge una attività che crescerà nei prossimi dieci anni (36%), il 20% opera in una professione che rimarrà stabile e il 44% in un ambito destinato a regredire. La metà delle professioni in crescita saranno legate in vari modi alla tecnologia, ma aumenteranno anche le professioni legate alla cultura, alla comunicazione, ai servizi di cura e assistenza (non solo in ambito sanitario), all’insegnamento e alla formazione.

In generale, i dati evidenziano che i trend di crescita dell’occupazione si concentrano nel settore dei servizi alle imprese e alle persone, mentre gli andamenti più negativi riguardano i settori dell’industria e dell’agricoltura.

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