Distretti industriali, una risorsa per la ripartenza

Mentre l’Italia riavvia la sua economia, l’analisi delle prestazioni industriali ed economiche delle diverse regioni del paese offre una lezione su come i paesi possono costruire più resilienza nelle loro infrastrutture.

L’Emilia Romagna è al primo posto nelle previsioni di crescita del prodotto interno lordo per il 2021 con un incremento del 5,5% rispetto allo scorso anno. Lo stesso dato è previsto anche per il Veneto, regione che molto condivide con l’Emilia Romagna rispetto alla struttura del tessuto produttivo: una grande maggioranza di piccole e medie imprese, spesso organizzate in distretti produttivi, un peso importante dell’economia agricola e del turismo.

Prima del calo del 9% determinato dalla pandemia nel 2020, il Pil dell’Emilia Romagna si attestava a 157 miliardi di euro, quarta regione italiana dopo la Lombardia, il Lazio e il Veneto. Il PIL italiano ha raggiunto 1,74 trilioni di euro nel 2019.

Secondo una recente analisi di Unioncamere, il Pil della regione tornerà ai livelli pre-pandemia alla fine del 2022. La strada per raggiungere questo traguardo è complessa e presenterà gli stessi ostacoli di molte altre aree produttive europee colpite dalle chiusure nel corso del 2020. Gli ostacoli sono l’aumento della domanda di mercato, il riavvio delle filiere, il ritorno alla normalità per il commercio internazionale e l’approvvigionamento di materie prime.

Il fatto che un territorio come quello dell’Emilia Romagna mostri una crescita maggiore rispetto ad altri è l’esito certamente di una serie di fattori combinati. Uno di questi merita un approfondimento, e riguarda la caratteristica di avere una elevata presenza di distretti industriali. Lo stesso accade per il Veneto, altra area attesa in forte crescita nel 2021.

Secondo una ricerca sui 20 distretti industriali dell’Emilia-Romagna, curata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, la particolare struttura del tessuto produttivo distrettuale ha determinato per le 1857 imprese che vi fanno parte una maggiore resilienza nella crisi, confermata da un confronto con i bilanci delle aziende non operanti nei distretti.

In qualche modo l’unione fa la forza, e la vicinanza e il confronto continuo tra imprese dello stesso settore produce una sorta di “risonanza creativa” che migliora le prestazioni. Non solo: lavorare fianco a fianco fa sì che sia più facile trovare il proprio posto nella filiera, individuando le giuste risposte a specifiche necessità o avviando produzioni di nicchia, in una continua interconnessione tra le aziende del distretto.

La ricerca individua le filiere di prossimità come un fattore competitivo decisivo, con committenti e fornitori che risiedono a breve distanza gli uni dagli altri: a titolo di esempio, nel distretto lattiero-caseario di Parma i chilometri medi delle forniture sono 43, nel distretto del food machinery la distanza media è di 85 km, 106 km per il grande distretto della ceramica di Sassuolo, 116 km per le macchine per il legno della zona di Rimini.

In un contesto di confronto continuo, la prossimità geografica determina vantaggi commerciali e vivacità nei processi di innovazione. In un territorio con una forte omogeneità produttiva, che permea anche la formazione dei giovani, la capacità di innovare è una naturale conseguenza. Nel caso emiliano-romagnolo, la propensione a innovare delle imprese distrettuali si misura con le 235 domande di brevetto ogni 100 imprese presentate allo European Patent Office. Questo è un numero notevolmente più alto della media di 72 domande del totale dei distretti italiani e ancor di più delle 49 delle imprese non distrettuali.

Tra le voci che rafforzano il sistema dei distretti hanno un valore importante l’innovazione e la formazione. I distretti emiliano-romagnoli della meccanica acquistano prodotti e servizi Ict e R&S per una quota che è l’1,5% maggiore rispetto agli altri distretti della meccanica italiani e quasi il 3% in più rispetto alle aree non distrettuali. Le imprese della meccanica che adottano soluzioni 4.0 affermano nell’84% dei casi di ottenere un miglioramento della qualità, il 73% un aumento della velocità di produzione, il 71% flessibilità e personalizzazione della produzione.

Nel contesto dell’innovazione, è fondamentale nella realtà dell’Emilia Romagna la stretta integrazione con il sistema di formazione territoriale.

Oltre ai sette ITS (Istituti Tecnici Superiori) operanti nei settori della meccanica, meccatronica, motoristica, packaging, tech&food, tecnologie industrie creative e biomedicale, risiede nella regione uno degli otto Centri di Competenza italiani (il Bi-Rex Competence Center), un consorzio pubblico-privato che unisce in rete 57 partner tra università, centri di ricerca e imprese. L’obiettivo dei Centri di Competenza è focalizzato sui temi dell’Industria 4.0, ambito nel quale fornisce alle imprese formazione, supporto nell’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale.

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