Il rischio di infiltrazione criminale nei cambi di proprietà delle aziende italiane

I passaggi di proprietà delle aziende rientrano nelle normali dinamiche di un’economia, ma in alcuni casi possono nascondere interessi criminosi, soprattutto in un momento come quello attuale. La crisi economica generata dalla pandemia ha messo a dura prova la sopravvivenza di molte imprese italiane, soprattutto le piccole – meno semplici da monitorare. La criminalità organizzata ha sfruttato l’occasione per investire in queste aziende in difficoltà i propri capitali illeciti, con l’obiettivo di riciclarli ed espandere le proprie fonti di potere e di profitto. Il Ministero dell’Interno e la Banca d’Italia hanno segnalato a più riprese questa situazione, sottolineando la necessità di monitorare con attenzione i cambi di proprietà delle imprese per identificare eventuali anomalie e fattori di rischio, probabili segnali di situazioni sospette di riciclaggio e infiltrazione criminale.

Transcrime, laboratorio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Bureau Van Dijk, società d’analisi di Moody’s specializzata in dati di società private, hanno condotto un’analisi per approfondire il tema dei cambi di proprietà delle imprese italiane durante e in seguito alla prima fase dell’emergenza Covid-19 (Aprile-Settembre 2020) e alla conseguente crisi economica.

Nel periodo considerato 43.688 aziende Italiane (l’1,2% del totale) hanno registrato un cambio di titolare effettivo. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è un calo quasi del 40%, generalizzato in tutto il paese e in linea con quanto si osserva a livello globale in termini di calo di fusioni e acquisizioni e costituzione di nuove imprese.

I settori più interessati dal fenomeno, in valore assoluto, sono quello del commercio (7.488 cambi di proprietà) e quello manifatturiero (5.196). In termini relativi (% sulle imprese registrate), il settore della fornitura di energia elettrica e gas (3,4%), quello estrattivo (1,7%) e le attività legate a trattamento e smaltimento dei rifiuti (1,7%).

In totale, il numero dei nuovi titolari effettivi registrati è 70.215, di cui il 7% è straniero. Tra essi prevalgono spagnoli e britannici, mentre se si considerano le nazionalità degli azionisti intermedi emergono soprattutto Regno Unito e Germania.

L’analisi ha effettivamente rilevato alcune anomalie che richiederebbero un approfondimento, perché potrebbero segnalare situazioni ad alto rischio riciclaggio o criminalità organizzata. In particolare:

  • Legami con giurisdizioni a rischio: nell’1,3% dei cambi di proprietà i soci o titolari effettivi provengono da paesi inclusi in una blacklist o greylist (in ambito antiriciclaggio o fiscale). Si tratta di un valore cinque volte superiore alla media degli anni precedenti. La maggior parte dei titolari effettivi sono albanesi (29,2%), australiani (22,6%) o pakistani (20,1%). Per gli azionisti intermedi, invece, le isole Cayman spiccano come giurisdizione più ricorrente (50%).
  • Opacità societaria: nelle aziende del campione, il numero di trust, fiduciarie, fondazioni, fondi di investimento o altre forme societarie che non permettono di risalire ad un individuo con titolarità effettiva è oltre 10 volte superiore a quanto si osserva in media per le aziende Italiane.
  • Persone Politicamente Esposte (PEP): in totale, fra i nuovi titolari effettivi si osservano 1.120 PEP, cioè l’1,5% del totale.
  • Titolari effettivi da aree ad alta incidenza mafiosa: in più di un terzo delle province italiane, la percentuale di nuovi titolari effettivi provenienti da comuni ad alto rischio di presenza mafiosa è maggiore del valore medio osservato prima della pandemia.

Con l’introduzione di programmi per la ripresa economica a livello nazionale ed europeo (come il NextGenerationEU o il PNRR), le reti criminali cercheranno ulteriori opportunità per sfruttare anche le risorse pubbliche, attraverso l’uso simultaneo di corruzione, frode, manipolazioni contabili e appropriazione indebita di fondi pubblici. Sarà quindi necessario analizzare con attenzione anche le potenziali irregolarità e condotte illecite nelle procedure di appalto per accedere ai fondi stanziati a livello nazionale ed europeo.

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